La Spagna, una nazione spesso all’avanguardia sui diritti civili, ha legalizzato nel 2021 l’eutanasia, diventando uno dei pochi paesi al mondo a permettere questa pratica. Questo progresso è stato accolto con speranza da molte famiglie che vivono situazioni di grande sofferenza. Ancora una volta, la Spagna dimostra di essere anni luce più avanti rispetto all’Italia e a molti paesi d’Europa, affrontando con coraggio questioni sociali complesse e delicate. In questo altro post, per esempio, trovi un approfondimento su un ulteriore esempio di politiche sociali antitetiche rispetto all’Italia: il congedo di paternità e maternità.
Ma torniamo alla legge sull’eutanasia. Nel 2023, 323 persone hanno usufruito di questo diritto, un 12% in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia, uno dei problemi riscontrati è la disparità regionale nell’accesso a questo servizio: alcune comunità autonome sono più pronte ad applicare la legge rispetto ad altre, creando un’ineguaglianza che merita attenzione
Naturalmente, una legge di questo tipo non è esente da critiche. Alcuni temono che la legalizzazione dell’eutanasia possa portare ad abusi, specialmente nei confronti delle persone più vulnerabili, come gli anziani o i disabili. Altri sostengono che si rischi di mettere troppa pressione su chi soffre di malattie gravi, portandoli a scegliere la morte assistita per non essere un peso per i propri cari. Inoltre, c’è chi propone che migliorare le cure palliative sarebbe un’alternativa più etica, offrendo sollievo senza dover accelerare la fine della vita.
Queste critiche, in parte comprensibili, non tolgono valore al grande passo avanti che rappresenta questa legge. Certo, ci sono ancora aspetti da migliorare, come il problema dei tempi burocratici. Attualmente, i pazienti devono attendere in media 75 giorni per ricevere l’approvazione, il doppio di quanto previsto dalla legge. Un ritardo inaccettabile per chi vive nella sofferenza, e che evidenzia come il sistema debba essere reso più efficiente e sensibile ai bisogni di chi ne fa richiesta.
Detto questo, credo che la legge sull’eutanasia rappresenti un punto di partenza significativo. Anche se migliorabile, offre una possibilità concreta a chi, fino a poco tempo fa, non aveva alcuna scelta. La dignità nella morte è una questione di diritti umani fondamentali, e questa legge ha il merito di riconoscere e garantire un diritto che, dal mio punto di vista, non dovrebbe mai essere negato.
A livello internazionale, solo pochi paesi hanno regolamentato l’eutanasia. Tra questi, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Canada e Nuova Zelanda sono i più noti, mentre in Svizzera non è legale la eutanasia attiva diretta, ma si permette il suicidio assistito a condizione che non sia per motivi egoistici. Ciascuno di questi paesi ha sviluppato un quadro giuridico che, pur con le sue varianti, mira a garantire la libertà individuale di decidere sulla propria vita.
In conclusione, credo che la legalizzazione dell’eutanasia in Spagna rappresenti un importante progresso sociale. Pur riconoscendo le critiche e i margini di miglioramento, sono convinto che questa legge offra una risposta concreta a chi soffre e voglia scegliere come porre fine alla propria vita. Un modello che altri paesi dovrebbero prendere in considerazione per garantire i diritti umani in questo delicato ambito.